Sommario
La relazione madre-bambino è stata descritta come un’unità relazionale primaria determinata dall’interazione complessa di fattori individuali, sociali ed ecologici che determinano il risultato dello sviluppo (Goodman, 2007).
La qualità dei legami emotivi tra la madre ed il neonato contribuiscono alla formazione di svariati aspetti: il legame di attaccamento, lo sviluppo delle rappresentazioni mentali infantili, lo sviluppo cognitivo, socio-emotivo.
L’insieme di queste componenti sono quelle che determinano la traiettoria evolutiva ottimale dell’infanzia e successivamente dell’adolescenza.
Durante questo periodo cosi delicato per la formazione del legame di attaccamento, può capitare che la mamma sviluppi un disturbo dell’umore, noto come depressione post-partum.
Obiettivo del presente articolo è fornire una panoramica sul fenomeno del Baby Blues, abbastanza comune nelle neo-mamme, per poi approdare ad un quadro psicologico più complesso quale quello della Depressione post-partum.
Il Baby Blues
Circa l’80% delle madri sviluppa la sindrome da Baby Blues subito dopo il parto. Il Baby Blues rappresenta un breve periodo dopo il parto in cui si presentano sintomi quali ansia, tristezza, stress e sbalzi d’umore. Essendo una condizione che interessa la maggior parte delle neo-mamme, dal punto di vista biologico è giusto fare alcune osservazioni.
Dopo la nascita, il corpo subisce fluttuazioni ormonali estreme per aiutare la donna a prendersi cura del bambino, riportare l’utero alle sue dimensioni normali e favorire l’allattamento. Questi cambiamenti ormonali repentini possono anche influenzare lo stato d’animo della mamma dopo il parto.
Un’altra causa potrebbe essere legata al fatto che l’arrivo di un neonato porta spesso i genitori a dormire poco, male e in maniera poco regolare. I cambiamenti nella routine e nello stile di vita sono pertanto repentini, non favorendo nei genitori un adattamento immediato e graduale. È l’insieme di questi fattori a dare vita al fenomeno del baby blues.
Pertanto, è normale che le donne sperimentino il “baby blues” – sentirsi stressate, tristi, ansiose, sole e stanche – dopo la nascita del loro bambino. Tuttavia, alcune donne, sperimentano un disturbo dell’umore molto più grave, appunto la depressione post-partum.
A differenza del baby blues, la depressione post-partum non va via da sola. Può durare giorni o mesi e cronicizzarsi se non trattata adeguatamente.
Cos’è la depressione post-partum
La depressione post-partum è una malattia depressiva che si presenta come moderatamente grave nella sintomatologia e simile al Disturbo depressivo maggiore. L’esordio avviene solitamente tra le quattro e le sei settimane dopo il parto, ma può verificarsi in qualsiasi momento entro il primo anno dopo il parto.
Le donne con un maggiore rischio di sviluppare questo disturbo sono quelle che presentano una storia di depressione, soffrono di depressione durante la gravidanza e/o hanno avuto un episodio di depressione maggiore subito dopo il parto.
L’aspetto depressivo si caratterizza da una lentezza nel linguaggio parlato, ridotto contatto visivo, così come ridotta espressiva emotiva e reattività.
Nel contesto della relazione con il bambino, le madri depresse tendono ad essere più lente nel rispondere allo stress infantile o ai segnali sociali. Rispetto al piano comportamentale, esse guardano, toccano e interagiscono poco con il bambino.
Questo quadro sintomatologico determina una compromissione dell’interazione tra madre e figlio, riducendo le interazioni positive, i momenti di condivisione, le attività di gioco. Tendenzialmente la sintomatologia si manifesta nei sei mesi successivi al parto.
Quali sono i sintomi della depressione post-partum?
I segnali di avvertimento sono diversi per ogni donna ma possono includere:
- perdita di piacere o interesse per attività che si praticavano fino a quel momento, compresa l’attività sessuale;
- mangiare molto di più o molto di meno rispetto alla normalità;
- avvertire ansia o presenza di attacchi di panico per tutto o la maggior parte del tempo;
- sentirsi in colpa o provare un senso di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo materno;
- eccessiva irritabilità, rabbia o agitazione;
- sbalzi d’umore come tristezza, pianto incontrollabile per periodi di tempo molto lunghi;
- paura di non essere una buona madre;
- paura di restare sola con il bambino;
- malessere generale, incapacità di dormire o dormire troppo, difficoltà ad addormentarsi;
- disinteresse nei confronti del bambino, la famiglia e gli amici;
- difficoltà di concentrazione, ricordare i dettagli o prendere decisioni;
- pensieri autolesionisti nei propri confronti o pensieri legati a voler ferire il bambino.
Se questi segnali o sintomi durano per più di due settimane è necessario richiedere un supporto psicologico. Indipendentemente dal fatto che i sintomi siano lievi o gravi, è fondamentale procedere con un trattamento adeguato.
Quali sono i fattori di rischio della depressione post-partum?
Da questo punto di vista, la letteratura(Gelaye et al., 2016) segnala le seguenti condizioni:
- un cambiamento nei livelli ormonali dopo il parto;
- precedenti esperienze di depressione o ansia;
- storia familiare di depressione o malattie mentali;
- stress legato alla cura del neonato e gestione dei nuovi cambiamenti di vita;
- avere un bambino che piange più del solito, difficile da confortare o le cui esigenze di sonno e fame sono irregolari e difficili da prevedere;
- avere un bambino con bisogni speciali come conseguenza di un parto prematuro, complicazioni mediche o malattie genetiche;
- prima maternità, maternità molto giovane o più anziana;
- altri fattori di stress emotivo, come la morte di una persona cara o problemi familiari;
- problemi finanziari o occupazionali;
- isolamento e mancanza di sostegno sociale.
Cosa fare se ci si sente depresse?
È importante non affrontare la depressione post-partum da soli in quanto è necessario l’aiuto di uno psicologo e/o psicoterapeuta esperto di salute mentale.
Quando si sta vivendo un momento di forte tristezza è bene parlare apertamente di come ci si sente con il proprio partner, familiari o amici. Nei casi in cui ci si senta molto stanchi e stressati perché si dorme poco, chiedere un supporto esterno o ad un familiare che possa prendersi cura del bambino.
Evitare di caricarsi di troppe responsabilità contemporaneamente, ma porsi mini-obiettivi quotidiani che possano consentire un’adeguata cura del neonato.
La depressione post-partum è un disturbo psicologico reale, ma curabile. Può essere trattata e può aiutare le madri a sentirsi meglio. La diagnosi precoce ed il trattamento fanno la differenza (Xie et al., 2009).
Trattamento della depressione post-partum
Generalmente il trattamento della depressione post-partum potrebbe prevedere l’assunzione di farmaci antidepressivi. Tuttavia, molte madri sono riluttanti all’utilizzo di farmaci perché preoccupate dei possibili effetti collaterali sul bambino attraverso l’allattamento.
La ricerca esistente supporta l’uso di trattamenti psicologici come la psicoterapia interpersonale, la terapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia psicodinamica.
Il trattamento psicologico per la depressione post-partum risulta efficace perché favorisce una riduzione dei sintomi depressivi ed un miglioramento della relazione madre-bambino.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
Bibliografia
- Gelaye B, Rondon MB, Araya R, Williams MA. Epidemiology of maternal depression, risk factors, and child outcomes in low-income and middle-income countries. Lancet Psychiatry. 2016;3(10):973–82.
- Goodman SH. Depression in mothers. Annual Review of Clinical Psychology 2007;3:107–35.
- Xie RH, He G, Koszycki D, Walker M, Wen SW. Prenatal Social Support, Postnatal Social Support, and Postpartum Depression. Ann Epidemiol. 2009;19:637–643