Il sistema di risposta allo stress

Il sistema di risposta allo stress, chiamato anche risposta “lotta o fuggi”, è una reazione fisiologica che avvisa il corpo di un ipotetico pericolo o minaccia nell’ambiente circostante.

Immagina, ad esempio, come ti sentiresti se passeggiando nel bosco incontrassi un cervo. Il cuore potrebbe iniziare a battere forte e il respiro farsi affannoso. Alcuni potrebbero restare bloccati, incapaci di muoversi per la paura, mentre altri potrebbero avvertire il bisogno di scappare.

In una situazione di questo tipo, le diverse risposte fisiologiche che si attivano rappresentano sintomi di stress. Lo stato mentale e fisico che subentra quando ci si trova in una situazione potenzialmente pericolosa o minacciosa è determinato dallo stress.

C’è una differenza tra situazioni in cui si può provare nervosismo o ansia transitoria, ad esempio parlare in pubblico davanti ad altre persone, e situazioni in cui lo stress prolungato determina incapacità di azione, tristezza e profonda angoscia.

In tutti questi casi, il cervello viene in soccorso proteggendoci e fungendo da “calmante” quando si affrontano situazioni stressanti tristi o spaventose, attivando un processo che prende il nome di Sistema di risposta allo stress.

Come il cervello combatte lo stress

Il sistema di risposta allo stress è rappresentato dall’azione di parti del cervello, organi e ormoni che lavorano in sinergia per combattere lo stress. Si attiva attraverso l’innesco di alcune risposte fisiologiche:

  • accelera il battito cardiaco per aumentare l’afflusso di sangue;
  • accelera la respirazione per consentirci di assorbire più ossigeno;
  • rallenta la digestione per immagazzinare grassi e zuccheri che forniscono energia.

L’obiettivo di questo articolo è quello di comprendere come il cervello ed il corpo reagiscono allo stress e di come il cervello regola queste reazioni.

L’asse ipotalamo-ipofisi surrene

Quando il cervello rileva che nell’ambiente circostante sono presenti fattori potenzialmente minacciosi o di pericolo, il sistema di risposta allo stress si attiva. L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene è il primo ad entrare in azione; invia segnali agli organi del corpo facendolo entrare in modalità di sopravvivenza.

Questo sistema è rappresentato dall’ipotalamo, l’ipofisi e la ghiandola surrenale.

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Quando il cervello rileva un fattore stressante, invia un primo messaggio ad una parte del cervello chiamata ipotalamo, il cui compito è quello di attivare la ghiandola pituitaria, detta anche ipofisi. Sebbene l’ipofisi abbia le dimensioni di una piccola nocciolina, svolge un lavoro fondamentale.

L’ipofisi infatti è responsabile del rilascio di ormoni, che sono i messaggeri principali nel sistema di risposta allo stress. Questi ormoni viaggiano dal cervello alle ghiandole surrenali, localizzate sopra i reni. Queste ultime rilasciano il cortisolo, l’ormone dello stress, ed il suo compito è quello di attivare gli altri organi del corpo per affrontare l’evento stressante.

L’ormone dello stress: il cortisolo

Il cortisolo, noto come ormone dello stress ha l’obiettivo di mettere in allerta gli altri organi del corpo, aiutando il cervello a pensare chiaramente, inviando energia ai muscoli principali e aumentando respirazione e frequenza cardiaca.

Se fossimo faccia a faccia con un cervo tutte queste funzioni corporee sarebbero indispensabili: dovremmo pensare lucidamente a come agire, usare i muscoli per scappare, avere un battito cardiaco accelerato che consenta il giusto apporto di sangue ai muscoli, così come il respiro accelerato per assorbire più ossigeno.

Il ruolo dell’amigdala

Un’altra importante struttura cerebrale coinvolta nel sistema di risposta allo stress prende il nome di amigdala. L’amigdala è una raccolta di nuclei che si trovano nel profondo del lobo temporale. Il termine amigdala deriva dal latino “amygdálē” che significa “mandorla”, perché uno dei nuclei più prominenti dell’amigdala ha una forma a mandorla.

Il suo compito è quello di rilevare il fattore stressante e di attivare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene per rispondere prontamente. Ha la capacità di rilevare fattori di stress sia emotivi che biologici.

Un fattore di stress emotivo è qualcosa che, trovandosi nell’ambiente circostante, può generare spavento, tristezza o frustrazione. Un fattore di stress biologico è invece lo stress interno avvertito dal corpo quando è presente un infortunio o una malattia. Le funzioni dell’amigdala sono estremamente centrali per la sopravvivenza, perché se non riuscissimo a rilevare un pericolo o una minaccia non saremmo in grado di sopravvivere.

La corteccia prefrontale

L’amigdala comunica anche con un’altra parte del cervello chiamata corteccia prefrontale, responsabile del controllo delle azioni e dei pensieri. Il suo compito principale è controllare le risposte emotive allo stress regolando l’attività dell’amigdala. La corteccia prefrontale si trova nella parte anteriore del cervello, di fronte alla corteccia premotoria e costituisce oltre il 10% del volume del cervello.

Può essere denominata il centro di controllo del nostro cervello perché aiuta a controllare i nostri pensieri e le nostre azioni. Il motivo per cui amigdala e corteccia prefrontale condividono una connessione speciale è legato al fatto che la corteccia prefrontale è responsabile del controllo delle nostre risposte emotive allo stress.

Questo processo è centrale perché aiuta il cervello a rallentare la produzione di cortisolo e contemporaneamente funge da calmante quando la situazione non è pericolosa per la propria vita.

L’importanza del supporto sociale

Sebbene siamo dotati di meccanismi fisiologici in grado di proteggerci dai fattori di stress, allo stesso tempo il cervello non può fare tutto da solo; ecco perché il supporto sociale ed emotivo che possiamo ottenere dagli altri diventa importante.

Gli amici o i familiari possono fungere da rifornimento emotivo quando ci si sente tristi, soli o spaventati. L’aspetto del supporto sociale è fondamentale nel periodo di transizione tra l’infanzia e la prima adolescenza, perché la connessione tra amigdala e corteccia prefrontale non matura prima del raggiungimento dei 16 anni. Pertanto, neonati e bambini hanno bisogno della presenza dei genitori per calmarsi e ridurre lo stress.

Cosa succede quando lo stress è prolungato

Lo stress si presenta in molte forme diverse. Probabilmente incontrare un cervo è in genere un fattore di stress a breve termine, perché legato ad una circostanza specifica e da cui si esce rapidamente. Lo stress ha anche una funzione positiva perché ci consente di rilevare i pericoli nell’ambiente.

Tuttavia, per alcune persone, lo stress diventa una parte normale della vita. Si può immaginare per esempio una situazione in cui un bambino o ragazzo è vittima di bullismo a scuola. L’andare a scuola ogni giorno potrebbe diventare stressante o spaventoso.

Dal punto di vista biologico, lo stress a breve termine genera brevi scariche intense di cortisolo. Se, al contrario, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene viene attivato continuamente, il sistema di risposta allo stress si adatta alla situazione di stress cronico iniziando a produrre meno cortisolo, poiché nel corpo ne è presente già abbastanza.

Ciò causa uno squilibrio tra la produzione di cortisolo ed il funzionamento del sistema di risposta allo stress. Altra potenziale situazione che determina stress a lungo termine è una scarsa assistenza e cura nei primi anni di vita, come vivere con genitori maltrattanti o in orfanotrofio.

In tutti questi casi, attraverso studi che utilizzano la risonanza magnetica funzionale (fMRI), è emerso che bambini molto piccoli presentavano un sistema di risposta allo stress simile a quello di un soggetto adulto. Potrebbe sembrare una buona cosa possedere sin da piccoli un cervello maturo, ma allo stesso tempo questo significa che alcune tappe fisiologiche evolutive hanno subito un’accelerazione drastica.

Crescere senza un supporto genitoriale è vero che genera una maturazione precoce del cervello, ma si correla all’insorgenza di ansia, paura e preoccupazione con ripercussioni sulla salute mentale durante l’età adulta.

Conclusioni

Come si è potuto constatare, il cervello combatte lo stress ogni giorno. Con l’aiuto dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, dell’amigdala e della corteccia prefrontale, il corpo e la mente sono predisposti ad affrontare lo stress. Allo stesso tempo, il nostro cervello fa affidamento sull’aiuto di amici e familiari per ridurre la sua attività di risposta allo stress.

Anche praticare attività che ci piacciono aiuta a rilasciare sostanze chimiche nel cervello che forniscono una sensazione di benessere. Pertanto, anche se dotati di sistemi automatici di risposta allo stress, non bisogna dimenticare di chiedere un supporto quando se ne sente il bisogno, così come di imparare a prendersi cura di sé.

A cura della Dottoressa Giorgia Lauro