Il Long Covid è un termine usato per descrivere una serie di sintomi sperimentati settimane o mesi dopo l’infezione virale da circa il 20% delle persone che hanno contratto il SARS-CoV-2.
La maggior parte delle persone che sviluppano il Long Covid si sentono molto stanche dopo aver praticato attività comuni e quotidiane come il prepararsi, camminare o svolgere le mansioni domestiche. La loro vita è sostanzialmente cambiata e si caratterizza per una fatica debilitante che compromette la capacità di tornare al lavoro, studiare o svolgere attività regolari, come prendersi cura di sé stessi, dei figli o della famiglia.
L’esercizio fisico sembra impossibile da praticare; ad esempio, le persone che correvano per lunghe distanza soffrono di fiato corto e sono costrette a letto dopo aver fatto una breve passeggiata o salito le scale.
Oltre alla cosiddetta Pandemic Fatigue, ci sono altri sintomi da Long Covid importanti come la “nebbia cerebrale”, mal di testa e problemi respiratori.
Le persone improvvisamente non riescono a ricordare le cose, hanno difficoltà a concentrarsi, a pensare con chiarezza o lavorare. Questo stato di fatica cronica è il sintomo più comune riportato dal 98% delle persone con Long Covid.
Stanchezza cronica e SARS
Guardando indietro, l’affaticamento cronico è stato uno dei sintomi a lungo termine più comuni nelle persone che sono state infettate dal SARS-CoV-1.
Gli studi effettuati sulla SARS-CoV-1 mostrano che il 27,1% delle persone ha sviluppato un affaticamento cronico debilitante. Questo sintomo si è mantenuto per 4 o più anni dopo l’infezione virale e soddisfatto i criteri diagnostici per l’encefalomielite mialgica o la sindrome da stanchezza cronica.
Un quarto delle persone con queste patologie è costretta a letto o in casa, la metà è disoccupata e molti ricercatori affermano che soffrono di una qualità della vita peggiore rispetto a condizioni quali ictus o cancro.
La stanchezza cronica da Long Covid è infatti una condizione debilitante che trasforma radicalmente la vita delle persone compromettendone il funzionamento quotidiano.
Diverse sono le possibili cause della malattia, una delle quali è un’infezione virale. La stanchezza cronica si pensa infatti sia una conseguenza della risposta immunitaria del corpo ad un virus.
Nella popolazione generale, l’encefalite mialgica si manifesta solo in un range compreso tra l’1,4% ed il 5,7%. Al contrario, le statistiche sono molto più alte tra le popolazioni che hanno avuto infezioni virali (ad esempio, il 27,1% con SARS-CoV-1).
Con l’avvento del COVID-19 l’attenzione per questa patologia è radicalmente cambiata. Ad oggi sono infatti milioni le persone a rischio di sviluppare la sindrome da stanchezza cronica dopo essere state infettate dal COVID-19.
Non sono poche le persone che hanno sviluppato delle forme gravi della malattia o che sono state ricoverate in ospedale per via del COVID-19. Gli studi dimostrano che tutti coloro che hanno avuto il COVID-19 sono a rischio di sviluppare il Long Covid.
Pertanto, suggeriscono gli scienziati, le persone devono cercare di rispettare il più possibile le misure preventive e non esporsi al rischio di infezioni, perché le conseguenze potrebbero essere sia i sintomi del COVID-19 e sia il Long Covid, che può danneggiare drasticamente la qualità della vita per mesi o anni.
Le conseguenze del Long Covid
Per tutte le persone che hanno contratto il COVID-19 e hanno sintomi riconducibili al Long Covid è importante che parlino con il proprio medico. La letteratura scientifica ritiene che i medici debbano approfondire i sintomi caratteristici di questa malattia. Ci sono infatti rapporti secondo cui alcuni medici stiano effettuando diagnosi sbagliate, scambiando i sintomi del Long Covid con psicopatologie quali depressione o deliri somatici. Questi errori potrebbero lasciare i malati isolati e non ascoltati.
Sebbene in alcuni paesi il Long Covid inizia ad essere riconosciuto come condizione medica, c’è il rischio che alcune persone ricevano una diagnosi sbagliata.
Tra le conseguenze del Long Covid vi è la compromissione del funzionamento professionale, sociale e psicologico della persona. Dal punto di vista lavorativo, mantenere la propria occupazione è vitale per molte persone non solo rispetto alla questione economica, ma anche dell’identità personale.
I datori di lavoro e le organizzazioni devono quindi tutelare il benessere di quei dipendenti che hanno contratto il COVID-19, favorendo un ritorno graduale al lavoro e, se necessario, lo smart-working.
Long Covid e salute mentale
Recuperare il proprio stato di salute dopo il COVID-19 può richiedere alcune settimane o addirittura mesi. Per alcune persone, i sintomi fisici, mentali ed emotivi possono persistere per molto più tempo e, come qualsiasi malattia debilitante, può influire sulla salute mentale.
Quando ci rendiamo conto che il nostro benessere continua ad essere alterato, possiamo iniziare a provare paura, confusione e frustrazione. Più passa il tempo e più questa realtà persiste, maggiore è l’impatto sul benessere mentale della persona.
Un misto di paura e umore depresso iniziano a prendere piede. A loro volta, questi sentimenti di ansia e depressione sono ulteriormente esacerbati dall’esaurimento fisico spesso sperimentato a causa del Long Covid.
Le persone che hanno trascorso lunghi periodi in ospedale risultano fortemente stressati. Anche i sintomi fisici – la sensazione di non riuscire a respirare – possono essere traumatici. Per coloro che sono già alle prese con un problema di salute mentale, il Long Covid può esacerbare ulteriormente anche i problemi psicologici.
Uno studio che ha indagato la relazione tra i sintomi psicologici ed il Long Covid ha suggerito che coloro che manifestano sintomi persistenti hanno maggiori probabilità di sviluppare psicopatologie.
In particolare, circa il 9,9% di queste persone sviluppano disturbi dell’umore. I dati di altre ricerche confermano l’esistenza di una relazione positiva tra i sintomi da Long Covid e insorgenza di un disturbo da stress post-traumatico.
Pertanto, secondo i ricercatori è fondamentale che coloro che vivono una condizione di Long Covid vengano monitorati non solo dal punto di vista medico, ma anche psicologico al fine di supportare il recupero del benessere fisico e mentale dei pazienti.
Conclusioni
Il COVID-19 non è solo una malattia respiratoria, ma una malattia che colpisce molti organi critici, compreso il cervello.
Numerosi rapporti mostrano che i pazienti con COVID-19 e Long Covid sperimentano complicazioni neurologiche, come confusione, delirio e altri disturbi cognitivi. Gli scienziati stanno ancora cercando di capire come il virus interagisce con il sistema nervoso centrale, ma questo potrebbe anche aiutare a spiegare alcuni degli effetti psicologici della malattia.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro