Tinder: aspetti psicologici e problematici

Tinder è una famosa app di incontri che negli ultimi anni ha guadagnato molta popolarità, con circa 50 milioni di utenti che la utilizzano in tutto il mondo.

Rispetto ai siti “tradizionali” di incontri online, la possibilità di scaricare Tinder sul proprio smartphone determina un maggiore accesso ed utilizzo grazie anche alle sue caratteristiche di geolocalizzazione (Schrock, 2015).

Registrarsi e accedere alla piattaforma è molto semplice: basta creare un account, inserire delle fotografie, una breve descrizione, e completare il profilo inserendo le proprie preferenze come distanza geografica, fascia d’età e genere di interesse.

Tinder ha basato la gestualità della sua piattaforma sul movimento dello “swiping”, ossia dello scorrimento del dito in orizzontale verso destra o sinistra. Per mettere un like ad un altro utente in modo rapido e anonimo basta scorrere a destra. Di fronte a persone che non ci piacciono invece lo swipe è verso sinistra.

Quando due utenti compiono entrambi lo swipe a destra, l’uno sul profilo dell’altro, subentra il cosiddetto “match”. Tinder invia una notifica all’utente avvisandolo del nuovo match e da quel momento le due persone possono iniziare a chattare e potenzialmente scegliere anche di incontrarsi dal vivo.

Il facile accesso alla piattaforma, la possibilità di trovare più partner contemporaneamente, la simultaneità dei like possono determinare un uso problematico dell’app (Orosz et al., 2018).

Questi primi risultati ha spinto diversi ricercatori a chiedersi come l’uso problematico di Tinder possa favorire l’insorgere di problemi di dipendenza comportamentale.

La comprensione dei fattori psicologici alla base dell’utilizzo delle app di incontri è quindi divenuta centrale nel panorama scientifico.

Il presente studio, pubblicato sul “Journal of Behavioral Addictions”, ha esplorato i fattori psicologici legati ad un uso problematico di Tinder per comprendere come questi si legano ad aspetti coinvolti nelle dipendenze comportamentali.

Cosa ci spinge ad usare Tinder?

La Teoria degli Usi e delle Gratificazioni è stata utilizzata per spiegare la popolarità di Tinder. Questa teoria sottolinea che Tinder aiuta a soddisfare:

  • esigenze fisiche: possibilità di incontrare qualcuno esclusivamente per un rapporto di tipo sessuale;
  • esigenze sociali: possibilità di conoscere persone che potenzialmente possono diventare amici o partner;
  • esigenze psicosociali: possibilità di interagire con persone che attraverso il like convalidano il nostro senso di desiderabilità.

Seguendo altri filoni di ricerca che si sono interessati allo studio del cyber-sex e ricerca della gratificazione, si ritiene che l’uso di Tinder può costituire un meccanismo di coping che ha la funzione di regolare gli affetti negativi e migliorare l’autostima, con possibili differenze di genere che guiderebbero i comportamenti (Ranzini & Lutz, 2017).

Tinder e autostima

L’autostima rappresenta un atteggiamento verso noi stessi che può essere positivo o negativo. Avere una buona autostima si collega ad un uso di Tinder in cui la persona struttura un profilo autentico, cioè strettamente connesso all’immagine che ha di sé stesso anche nella vita reale.

La bassa autostima si collega invece a quei profili in cui le componenti sessuali sono molto in vista. In tal senso, nell’account Tinder della persona con bassa autostima è possibile trovare foto sessualmente esplicite o che rimandano a comportamenti sessuali.

Questi risultati non possono però essere estesi alla popolazione generale, perché altri studi non hanno riscontrato delle correlazioni così evidenti con il costrutto dell’autostima.

Tinder e impulsività

Quando si parla di impulsività si fa riferimento ad un’insieme di azioni che spesso non sono ponderate o che potenzialmente possono essere rischiose per l’individuo. Nell’era cyber-sessuale che viviamo l’impulsività è diventata una caratteristica distintiva, perché il cellulare ci ha permesso di avere tutto a portata di mano. Pensiamo agli acquisti online, all’uso di piattaforme da gioco, l’invio e la ricezione di e-mail, per poi passare al gioco d’azzardo, la dipendenza sessuale, il sexting e così via (Aboujaoude, 2017).

Due autori in particolare, Whiteside e Lynam’s, nel loro modello teorico Urgency-Premeditation-Perseverance-Sensationseekeing (UPPS), delineano quattro aspetti dell’impulsività:

  • urgenza o tendenza a sperimentare forti reazioni in risposta ad un affetto positivo o negativo;
  • mancanza di premeditazione che si traduce in una difficoltà a prevedere le conseguenze negative di un’azione o situazione;
  • mancanza di perseveranza, ossia una difficoltà a rimanere concentrati su un compito che può essere vissuto come difficile o noioso;
  • ricerca di sensazioni gratificanti che spingono gli individui a cercare continuamente nuove esperienze entusiasmanti.

Il tratto di impulsività è stato associato positivamente all’utilizzo di Tinder in un piccolo campione, ma nessuno studio è riuscito a collegare questo aspetto ad un uso adattivo o problematico della piattaforma.

Tinder e stile di attaccamento

L’attaccamento è stato definito come un sistema innato che subentra tra il neonato e il caregiver. Il neonato è cioè spinto da una ricerca di vicinanza e prossimità nei confronti della persona che si prende cura di lui. Questo legame è quello che permette ai bambini durante di formarsi delle rappresentazioni psicologiche stabili degli altri. L’insieme delle relazioni che il bambino vive e a cui è esposto durante la crescita influenzeranno il modo di relazionarsi con gli altri nella sua vita adulta, comprese le relazioni romantiche (Ainsworth, 1989).

L’attaccamento degli adulti si organizza intorno a due dimensioni principali:

  • attaccamento evitante, in cui si tende a diffidare dell’altro e si ha paura dell’intimità. Le persone con questa tipologia di attaccamento tendono infatti a mantenere una distanza emotiva dal partner. Dal punto di vista sessuale, solitamente questi individui presentano una vita sessuale di coppia molto povera, perché preferiscono vivere le esperienze sessuali in solitaria.
  • attaccamento ansioso, in cui la difficoltà è quella di fidarsi dell’altro, di pensare che l’altro sarà disponibile nel momento del bisogno. In queste persone è molto spesso presente ansia, paura del rifiuto e paura di essere abbandonati. Rispetto alla sessualità, nell’attaccamento ansioso, soprattutto le donne tendono a ricercare il rapporto sessuale, perché in questo modo alleviano la loro insicurezza e tentano di stabilire una maggiore vicinanza.

Rispetto alla tematica di cui si sta trattando, non è ancora chiaro come questi due stili di attaccamento possano svolgere un ruolo adattivo o problematico rispetto all’uso di Tinder.

Tinder e desiderio sessuale

Il desiderio sessuale è l’insieme di pensieri e fantasie che possono motivarci o allontanarci dall’idea di voler avere un rapporto sessuale. Il desiderio sessuale rappresenta un fattore centrale del ciclo di risposta sessuale, ma è anche importante per lo sviluppo di relazioni stabili tanto da influenzarne la qualità, la stabilità e la soddisfazione di coppia (Birnbaum, 2017).

Rispetto al legame tra desiderio sessuale e uso di Tinder i risultati sono ancora carenti.

Metodo, strumenti e obiettivi dello studio

Dopo questa premessa su quei fattori psicologici che possono essere coinvolti nell’uso di Tinder, i ricercatori del presente studio hanno tentato di indagare questa relazione utilizzando il metodo dell’analisi dei gruppi (Cluster Analysis). Questo metodo permette di valutare interazioni più complesse e non lineari delle diverse variabili.

I soggetti che hanno partecipato allo studio erano utenti di Tinder con età compresa tra i 18 anni ed i 74 anni.

Il campione ha coinvolto 1.697 soggetti, di cui 1.159 donne.

Gli strumenti psicometrici utilizzati sono stati i seguenti: Problematic Tinder Use Scale (PTUS); Short Happiness and Depressione Scale (SDHS); Cybersex Motives Questionnaier (CMQ); Sexual Desire Inventory (SDI); Experience in Close Relationschips Revised Questionnaire (ECR-R); Short UPPPS-P Impulsivity Behavior Scale; Single-Item Self-Esteem Scale (SISE).

Uso problematico di Tinder: 4 tipologie di utenti

L’era digitale ha modificato drasticamente il modo di relazionarci e soprattutto di intendere le relazioni romantiche e personali. Rispetto all’obiettivo iniziale dello studio – determinare se esistono gruppi di utenti di Tinder che possono sviluppare un uso problematico della piattaforma rispetto a specifici fattori psicologici – sono stati identificati quattro gruppi.

1° gruppo: l’utente regolato

Il primo gruppo, detto regolato, rappresenta quello più grande. Gli utenti appartenenti al gruppo mostravano caratteristiche psicologiche specifiche:

  • bassa impulsività;
  • alta autostima;
  • attaccamento sicuro;
  • desiderio sessuale medio-alto;
  • scarsa affettività depressiva;
  • uso poco problematico di Tinder.

I soggetti di questo primo gruppo considerano l’utilizzo di Tinder come secondario alla loro vita reale. Allo stesso tempo, riferivano che l’uso dell’app era interessante per la ricerca di partner sessuali occasionali. Pertanto, l’uso di Tinder in questo gruppo potrebbe essere motivato da altri aspetti quali curiosità e/o distrazione (Timmermans e De Caluwé, 2017)

2° gruppo: l’utente “regolato con basso desiderio”

Secondo gruppo, il più piccolo tra tutti, si compone di soggetti che presentano le seguenti caratteristiche psicologiche:

  • impulsività da bassa a media;
  • bassa autostima;
  • attaccamento ansioso;
  • scarso desiderio sessuale sia in coppia che a livello personale;
  • umore tendenzialmente più depresso;
  • uso poco problematico di Tinder.

I soggetti appartenenti a questo gruppo riportavano un minor interesse per la ricerca di partner sessuali attraverso la piattaforma. Da questo punto di vista, i ricercatori ipotizzano che in persone di questo tipo Tinder non sia usato nella speranza di incontrare qualcuno con cui avere una relazione, ma forse come mezzo per aumentare l’autostima.

Allo stesso tempo, la presenza di un umore depressivo e il senso di impotenza spinge queste persone a usare Tinder perché scoraggiate dall’idea di poter trovare qualcosa che soddisfi le loro esigenze.

3° Gruppo: l’utente “non regolato e altamente motivato”

In questo terzo gruppo, le caratteristiche psicologiche dei partecipanti sono state le seguenti:

  •  attaccamento ansioso;
  • alto desiderio sessuale sia in coppia che individuale;
  • elevata ricerca di sensazioni ed esperienze nuove;
  • livello moderato di autostima.

A differenza del secondo gruppo, i soggetti di questo Cluster erano fortemente interessati a usare Tinder sia per cercare partner stabili che relazioni sessuali occasionali. Questo gruppo è quello in cui si è registrato il più alto livello di problematicità di utilizzo dell’app.

Diversi soggetti presentavano una forte motivazione a usare Tinder e uno scarso autocontrollo nel momento in cui dovevano prendere decisioni.

Altra difficoltà che vivevano riguardava la gratificazione fornita dall’app: l’eventuale attività sessuale determinava un rinforzo nell’utilizzo di Tinder nonché la ricerca continua di nuovi potenziali contatti. Di conseguenza, questi utenti sembrano essere quelli più a rischio a causa dell’interazione tra lo scarso autocontrollo e gli incentivi motivazionali costanti forniti dall’app.

Secondo Selby e colleghi (2008), queste persone presentano una forte urgenza nell’intraprendere comportamenti che hanno l’obiettivo di alleviare affetti negativi o aumentare quelli positivi. Pertanto, l’uso incontrollato di Tinder in questi casi diviene un meccanismo di coping disfunzionale: è come se l’app avesse il compito di regolare la sensazione di malessere e disagio.

La disponibilità di molti potenziali partner nelle loro vicinanze può compensare la paura del rifiuto o dell’abbandono, perché grazie a Tinder possono cercare e trovare approvazione e rassicurazione.

4° gruppo: l’utente “non regolato ed evitante”

Le persone appartenenti all’ultimo gruppo sembrano presentare:

  • attaccamento evitante;
  • alto desiderio sessuale individuale;
  • bassa coscienziosità;
  • bassa ricerca di sensazioni
  • scarsa autostima.

I soggetti di questo gruppo riportavano un elevato umore depresso e come uso problematico della piattaforma si posizionavano dopo il terzo gruppo. Al pari del gruppo precedente, questi partecipanti hanno riferito di utilizzare maggiormente l’app per cercare partner per relazioni stabili.

I soggetti con attaccamento evitante e bassa autostima potrebbero essere più propensi a utilizzare i siti di incontri perché considerano gli ambienti online più sicuri per esprimersi o incontrare potenziali partner. Secondo loro, l’uso di Tinder non rappresenta un ambiente minaccioso rispetto al loro disagio con la vicinanza fisica, ma anzi l’app è in grado di soddisfare sia il bisogno di comunicazione sociale o sessuale (virtuale) e sia la possibilità di fare swipe a sinistra (non-like) senza conseguenze di nessun tipo.

Dal punto di vista sessuale queste persone preferiscono vivere la sessualità in solitaria, visionando pornografia e praticando autoerotismo. L’uso di Tinder potrebbe quindi rappresentare una strategia di coping per gestire le componenti depressive e la frustrazione sessuale. Tuttavia, specificano gli autori sono necessari altri studi per valutare questa ipotesi.

Conclusioni

Questo è stato il primo studio a dimostrare l’esistenza di sottogruppi di utenti nel mondo dell’app di incontri più diffusa al momento. Secondo i ricercatori l’uso problematico di Tinder è eterogeneo e coinvolge un’ampia gamma di fattori psicologici.

Questi risultati, specificano gli autori, non vogliono patologizzare i comportamenti quotidiani di molte persone, ma solo rappresentare un punto di partenza per comprendere se un utilizzo problematico di questa tipologia di app possa ledere in qualche modo al funzionamento sociale e psicologico dell’individuo.

Pertanto, sono necessari ulteriori studi con l’obiettivo di assegnare il giusto peso e ruolo ai diversi aspetti coinvolti nello sviluppo e reiterazione del comportamento problematico.

A cura della Dottoressa Giorgia Lauro

Bibliografia

  • Schrock, A. R. (2015). Communicative affordances of mobile media: Portability, availability, locatability, and multimediality. International Journal of Communication, 9, 1229–1246.
  • Orosz, G., Beny ´o, M., Berkes, B., Nikoletti, E., Gál, É., T ´othKirály, I., & Bothe, B. (2018). The personality, motivational, ˝ and need-based background of problematic Tinder use. Journal of Behavioral Addictions, 7(2), 301–316
  • Ranzini, G., & Lutz, C. (2017). Love at first swipe? Explaining Tinder self-presentation and motives. Mobile Media & Communication, 5(1), 80–101.
  • Whiteside, S. P., & Lynam, D. R. (2001). The five factor model and impulsivity: Using a structural model of personality to understand impulsivity. Personality and Individual Differences, 30(4), 669–689
  • Ainsworth, M. S. (1989). Attachments beyond infancy. American Psychologist, 44(4), 709–716
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  • Timmermans, E., & De Caluwé, E. (2017). Development and validation of the Tinder Motives Scale (TMS). Computers in Human Behavior, 70, 341–350.
  • Selby, E. A., Anestis, M. D., & Joiner, T. E. (2008). Understanding the relationship between emotional and behavioral dysregulation: Emotional cascades. Behaviour Research and Therapy, 46(5), 593–611